Mario Rigoni Stern - Aveva previsto la sua fine
::. 19/06/2008
Altopiano di Asiago - Aveva previsto la sua fine nei minimi dettagli: il periodo («Per la fine della primavera sarò qui anch'io», aveva detto al fratello Aldo in autunno, in occasione di un funerale), ma soprattutto le modalità delle esequie. E in particolare quel funerale in forma privatissima, che più d'uno, ad Asiago, ha vissuto con dolore.
«Appena conosciuta la diagnosi del male che l'aveva colpito - risponde il figlio maggiore, Alberico - il papà ha voluto parlare con noi familiari e col parroco, dando a tutti disposizioni rigorosissime. E noi non abbiamo fatto altro che seguirle alla lettera».
A guidare Mario Rigoni Stern nelle sue ultime scelte è stato un desiderio innato di sobrietà. «Soprattutto non voleva il chiacchiericcio, le celebrazioni, i discorsi altisonanti che aveva visto in qualche altro funerale. Se fosse stato possibile avrebbe voluto essere sepolto in una cassa fatta solo di quattro assi di legno».
Mario Rigoni Stern, che si definiva «un laico credente», non aveva mai abbassato lo sguardo davanti alla morte. Lui, che aveva avuto proprio la vecchiaia che sognava («Leggere, imparare, pensare, lavorando anche, come nel quadro del Giorgione "Le tre età dell'uomo"», diceva), aveva sempre assolutamente presente la coscienza del limite: «La vita si sa che deve finire - ci aveva detto in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno - ma io non vivo questa consapevolezza con angoscia. Semmai può spaventare la sofferenza fisica, perchè a volte il dolore umilia, non lascia nemmeno la possibilità di pensare».
A questo dolore ha resistito fino alla fine, scrivendo - con l'aiuto dei familiari - qualche lettera, una postfazione (come quella all'antologia degli scritti di Terenzio Sartore, pubblicata dall'Accademia Olimpica di Vicenza), o seguendo la preparazione dell'ultimo libro, con i racconti ambientati nella sua terra (appena uscito da Einaudi col titolo "Le vite dell'Altipiano. Racconti di uomini, boschi e animali", 17.80), per la cura di Giorgio Bertone. «Mi ha aiutato lui nella messa a punto dell'ordine tematico in cui è organizzato il libro - ricorda lo studioso genovese - e in quella sorta di "guida per il lettore" che è la mia introduzione, riservando una particolare attenzione alle sue case - abitate, descritte, ricordate - e al modello di vita e di civiltà umana incarnato dalla sua terra».
All'uomo e allo scrittore hanno dedicato spazio notevole i giornali e le televisioni: un nuovo tributo alla sua figura arriverà, in autunno, col film-documentario "Terra di un uomo", del regista francese Jean Francois Neplaz, a cui Rigoni Stern aveva assicurato collaborazione. E continuano numerose anche le testimonianze di cordoglio da tutta Italia: se l'assessore regionale Elena Donazzan ha ricordato il suo ruolo insostituibile nel far comprendere il Veneto all'Italia, alla Camera lo scrittore è stato ricordato con un applauso; il sindaco di Vicenza Achille Variati, dopo un minuto di silenzio in Municipio, ha anticipato di volergli dedicare un evento in città, il consigliere regionale Roberto Ciambetti presenterà una mozione per istituire un premio a suo nome, mentre a Montebelluna, di cui era cittadino onorario, ieri le bandiere erano a mezz´asta.
di Sergio Frigo | Il Gazzettino
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